Nel recente convegno organizzato da Lattanzio Kibs in collaborazione con BI Health, si è aperto un dibattito su come poter massimizzare l'efficienza delle strutture sanitarie approfittando al meglio del valore dei dati già in loro possesso.
L'impressione è che la Pubblica Amministrazione disponga di una notevole quantità di dati, ma che questi non vengano raccolti, analizzati e rielaborati per sfruttarne al meglio il valore, sia allo scopo di supportare la Governance, sia per altre finalità, come il miglioramento dei servizi, dei percorsi terapeutici e, non ultima, per la ricerca. Se così fosse, ciò indicherebbe una chiara inefficienza del sistema sanitario nel suo complesso.
Viene allora spontaneo domandarsi: le cose stanno realmente così? La PA dispone o meno di questi dati? Se sì, essi sono organizzati in modo sistemico ed adeguatamente resi fruibili per tutti gli stakeholder? E qualora lo fossero, la PA li sta realmente utilizzando?
La risposta alla prima domanda sembra essere positiva: in generale, si può dire che esiste ormai da tempo un trend all’informatizzazione e digitalizzazione delle strutture sanitarie, ovvero dei principali processi della PA, che crea la base per poter raccogliere la maggior parte dei dati. Possiamo notare come la PA stessa, negli ultimi anni, stia incentivando gli attori del sistema a produrre e raccogliere dati. Abbiamo assistito ai recenti investimenti per la digitalizzazione del Sistema Sanitario Nazionale, come l'implementazione del Fascicolo Sanitario Elettronico e del Sistema TS (Tessera Sanitaria). E siamo testimoni della costante crescita dei flussi informativi richiesti dalle regioni e dal sistema centrale. Ebbene, tutto ciò rende lecito affermare che la PA disponga effettivamente di una mole importante di dati, di certo molto significativi per l'efficientamento del sitema.
La risposta alla seconda domanda, invece, sembra essere meno confortante. Infatti - e ciò risulta anche dalla nostra esperienza diretta -, si osserva che, nonostante si raccolgano molti dati, troppo spesso essi non vengano analizzati, elaborati e resi effettivamente utilizzabili, trasformandoli in informazioni chiare, comprensibili, che forniscano supporto ai processi decisionali.
In questo contesto di generale sotto-valorizzazione dei dati disponibili, come si può intervenire per migliorare la situazione? Che cosa manca alla PA per ottenere un tale miglioramento?
L'esperienza sul campo ci suggerisce che il problema di fondo (o uno dei problemi principali) sia quello della scarsa integrazione dei dati. Quasi sempre si ha una buona disponibilità di banche-dati "verticali". Ma esse sono per lo più separate l'una dall'altra, cioè non si "parlano", sicché non danno luogo a tutte quelle informazioni di grande valore che potrebbero originare interagendo tra loro. Questa non integrazione ostacola la leggibilità trasversale e sistemica del “Sistema/Organizzazione” nel suo complesso, in tutti i livelli in cui si ripartisce - singola Struttura Sanitaria, Ospedale, ASL, Regione o Sistema Sanitario Nazionale.
Questo, in sintesi, è lo spunto su cui crediamo si debba riflettere a seguito del dibattito aperto dal convegno Lattanzio Kibs - Bi Health. Al quale, però, va aggiunta una considerazione, che è quasi un auspicio.
Si prospetta un futuro positivo per la Sanità in Italia, nel quale il "dato" avrà un ruolo sempre più importante. La base per raggiungere l'efficienza di un sistema Sanitario che risponda pienamente alle esigenze dei pazienti e che sia resiliente c’è, i dati e i sistemi che consentono di raccoglierli sono già presenti. Ora bisogna puntare in alto e investire in strumenti che consentano una sempre maggiore integrazione delle banche dati, configurando sistemi che permettano di avere leggibilità real-time del dato e capacità di disporre di nuove chiavi interpretative - in sintesi, sistemi di Business Intelligence all'avanguardia.
Ma la “macchina” da sola non basta: bisogna investire anche sulle persone che compongono il mondo della Sanità, dalla Governance ai singoli professionisti, in modo che tutti possano comprendere l’importanza di utilizzare efficacemente i dati, diventando essi stessi “padroni” del dato. Conforta vedere come la PA abbia già questa visione e l’intenzione di investire largamente in quest'ambito. Basti pensare all’ampio spazio dato alla Digitalizzazione della Sanità nel PNRR (Piano Nazionale Ripresa e Resilienza).
In BI Health, noi ci proponiamo di supportare la PA in questo processo di crescita.
BI Health offre infatti una risposta concreta a questa sfida, mettendo a disposizione l'expertise del proprio team e una piattaforma di Business Intelligence innovativa, la quale, integrando dati eterogenei provenienti da diverse fonti, li trasforma in informazioni utili per assumere decisioni strategiche ed operative. Tutto ciò a supporto del processo di miglioramento del sistema sanitario, in modo che esso sempre più sia in grado di offrire risposte adeguate alla sempre più esigente domanda di salute dei cittadini.