Mercoledì 28 aprile 2021, Lattanzio Kibs, in collaborazione con BI Health, ha organizzato un Web-Talk dal titolo: #NextGenerationItalia: Sanità e digital transition - Valutare approcci più efficienti in ottica data driven, un Focus su una delle più grandi sfide (e speranze) del sistema sanitario, da sempre orientato a migliorare la qualità dei servizi offerti ai pazienti.
All’incontro hanno partecipato figure apicali di alcune aziende sanitarie, CIO, responsabili di Controllo di Gestione, ricercatori e consulenti strategici. Come noto, attraverso il Programma Next Generation EU la Commissione europea ha stanziato ingenti risorse per sostenere i Paesi membri più colpiti dalla pandemia. Se è vero che i dettagli sull’utilizzo dei Fondi per i singoli Paesi sono ancora un’incognita, è ben chiara, invece, la situazione di partenza: la pandemia ha spinto i sistemi sanitari al limite, intaccando anche quelli dei Paesi da sempre più attrezzati. La discussione è ad oggi aperta: come dovranno essere equipaggiate le strutture sanitarie per affrontare al meglio la digital transition e trasformarsi in soggetti data driven per ottenere e sfruttare in modo ottimale i fondi di finanziamento? Obiettivo dell’incontro era appunto questo: aprire un dibattito sul da farsi per massimizzare l’efficienza delle strutture sanitarie in funzione del valore dei dati presenti nei sistemi. BI Health ha sviluppato un intervento finalizzato appunto a questo scopo.
Strumenti finanziari in risposta alla pandemia Le economie di tutti i Paesi del mondo hanno risentito e stanno risentendo dell’impatto del coronavirus. In Europa la prima mossa è stata ricorrere al PEPP. Grazie ad esso, sono stati acquistati titoli pubblici e privati per un totale che ammonta a 1.850 mld complessivi. La risposta della Commissione Europea si è concretizzata su due linee di finanziamento:
Recovery Fund: 672,5 mld (Recovery and Resilience Facility - RRF), strumento del Piano Emergenziale Next Generation EU (750 mld) attingibile tramite piani nazionali di riforme (Recovery Plan)
Recovery Assistance for Cohesion and the Territories of Europe REACT-EU: 47,5 mld (strumento finanziario aggiuntivo)
Bisogna comunque considerare anche il budget europeo di ca 1.100 mld nel settennato 2021-2027 L’Italia è tra i maggiori beneficiari di questi finanziamenti:
Recovery Fund: ca 209 mld (82 di sussidi – ca. il 40% - ,127 di prestiti) nei prossimi 6 anni
React-EU: 13,5 mld da spendere entro il 2023
Nel piano italiano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR – Recovery Plan), approvato dal parlamento il 28/04/2021, sono descritte 6 missioni (aree di intervento):
1. DIGITALIZZAZIONE, INNOVAZIONE, COMPETITIVITÀ, CULTURA
2. RIVOLUZIONE VERDE E TRANSIZIONE ECOLOGICA
3. INFRASTRUTTURE PER UNA MOBILITÀ SOSTENIBILE
4. ISTRUZIONE E RICERCA
5. INCLUSIONE E COESIONE
6. SALUTE
con l’articolazione in:
16 componenti funzionali
48 linee di intervento per progetti omogenei e coerenti (ca. 60)
500 schede (interventi e distribuzione delle risorse a disposizione)
I finanziamenti collegati alla Salute sono:
Anche nella Missione 5: “Inclusione di genere sociale e territoriale”, nel capitolo “Rafforzamento dei Servizi Sociali e interventi per le vulnerabilità”, sono attingibili dei fondi per la salute.
Comunque stiamo parlando di un fondo di 20,21 mld €; non si tratta certamente di un tesoro, ma di un tesoretto incentrato su temi non certamente rivoluzionari e che a mio parere rischia di essere utilizzato impropriamente,
Ma vediamo la composizione tematica della Missione 6 Salute.
Come si può vedere, le idee sono le stesse di 40 anni fa, quando nacque la legge 833, e di 20 anni fa, quando fu varata la riforma Bindi (229/1999): territorio, prevenzione, distretto, integrazione socio sanitaria, ammodernamento tecnologico, coordinamento con l’ambiente, ospedali di comunità e perfino formazione manageriale.
Le idee possono essere anche buone, ma se i contenuti culturali, le modalità, gli strumenti, le organizzazioni, le professioni divengono solo categorie semantiche, le idee diventano poco attuabili.
Ciò che è mancato allora – e mi pare non sia così presente neanche ora – è la ridefinizione di un nuovo approccio culturale, di una nuova idea di servizio, di tutela e più in genere di salute.
Il problema Italiano persistente, è che si finisce per preferire il mantenimento di epistemologie che orientano prassi inadeguate a fronteggiare le nuove complessità.
La pandemia ha messo in crisi tutte le soluzioni organizzative previste dalla Riforma Ter, perché queste si sono basate per 20 anni su concezioni di servizio che non sono mai state ripensate.
Ma ora vediamo più in dettaglio cosa c’è, nella missione 6, che ha a che vedere con le Aziende Sanitarie Data-Driven.
Componente 1 RETI DI PROSSIMITÀ, STRUTTURE E TELEMEDICINA PER L'ASSISTENZA SANITARIA TERRITORIALE Potenziamento assistenza sanitaria e rete sanitaria territoriale
La riforma dei servizi sanitari di prossimità, delle strutture e degli standard per l’assistenza sul territorio, prevede l’articolazione di un Modello Organizzativo condiviso della rete di assistenza territoriale, tramite la definizione di standard strutturali, organizzativi e tecnologici omogenei. L’Investimento 2: Casa come primo luogo di cura e assistenza domiciliare con nuove tecnologie prevede:
l’applicazione di un modello condiviso di identificazione e presa in carico per l’erogazione delle cure domiciliari con nuove tecnologie (digitalizzazione, telemedicina, domotica);
la realizzazione in ogni ASL di un sistema informativo in grado di rilevare dati clinici in tempo reale.
Le parole chiave qui sono: rete, standard omogenei, presa in carico, nuove tecnologie, sistema informativo e tempo reale. Per fronteggiare il cambiamento continuo, il tempo reale oggi diventa un imperativo, anzi possiamo considerarlo come uno dei più importanti requisiti della resilienza. Le parole: condiviso e omogeneo si ripetono nel piano e hanno a che vedere con un elemento culturale che stenta a determinarsi in Italia: la collaborazione professionale, che favorisce l’approccio cross-funzionale e determina uniformità pragmatiche produttive. Nello schema della rete di assistenza territoriale, sostenuta da un efficiente Sistema Informatico Integrato, gli elementi generati dai sistemi di cooperazione applicativa dei vari operatori, con cui viene in contatto il paziente, e quelli provenienti dai flussi amministrativi sanitari o dalle grandi banche-dati (sociali, epidemiologiche, economiche, ambientali etc.), generano un’enorme mole di dati (Big Data), che restano prevalentemente settorializzati e quindi di difficile utilizzo nella programmazione socio-sanitaria - la quale invece richiede una visione sistemica e prospettica. Per Value Analytics intendo l'utilizzo di procedure avanzate di analisi che permettano di estrapolare dai Big Data informazioni immediatamente utilizzabili e utili a conferire valore aggiunto ai servizi destinati al cittadino/paziente. Questo senza considerare, come vedremo in seguito, che questa interoperabilità e quindi i dati da essa prodotti, sono per lo più dichiarazioni di intenti, o oggetto di progetti milionari che non hanno portato e non stanno producendo i risultati attesi.
Componente 2 INNOVAZIONE, RICERCA E DIGITALIZZAZIONE DEL SSN
AMBITO 1 - Aggiornamento tecnologico e digitale Investimento 3 - Infrastruttura tecnologica e strumenti raccolta, elaborazione, analisi dati e simulazione
Qui sono previste due azioni che riguardano il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) e il Nuovo Sistema Informativo Sanitario (NSIS)
Anche qui ci sono elementi che si rifanno alla cultura del Team-Working e della collaborazione, requisito necessario per passare da un sistema basato sulla mera produzione di Big-Data a un sistema imperniato sulla acquisizione di informazioni utili a indirizzare l’auspicato cambiamento.
Nuovo Sistema Informativo Sanitario (NSIS): 0,29 mld
Strumento per:
Quantificazione e qualificazione dell’offerta sanitaria;
Programmazione di servizi in linea con bisogni esistenti ed emergenti, evoluzione demografica, trend e quadro epidemiologico.
L’investimento prevede:
Il potenziamento dei flussi informativi sanitari e degli strumenti digitali, a livello centrale e locale, per completo monitoraggio dei bisogni sanitari e quantificazione e qualificazione dell’offerta sanitaria;
Il miglioramento di: raccolta, processo e produzione dati a livello anche locale;
Lo sviluppo di strumenti di analisi avanzata per studiare fenomeni complessi e scenari predittivi, per migliorare la capacità di programmare i servizi sanitari e rilevare malattie emergenti.
La trasformazione digitale delle aziende sanitarie dovrà basarsi proprio sulla rimodulazione dei processi che devono permettere di coniugare in modo efficace e sostenibile il rapporto fra domanda e offerta di servizi.
Come utilizzare i finanziamenti in arrivo ?
Se consideriamo lo stato della digitalizzazione della Sanità in Italia, vediamo che solo l’1,2% della spesa sanitaria pubblica italiana è destinata alle tecnologie digitali (1,4 mld del 2018), il nostro tasso di crescita è solo del 7% e nel 2020 l’Italia è al 25° posto tra i 27 Paesi membri nell’indice DESI (Digital Economy and Society Index): una posizione imbarazzante.
Proprio perché in Italia il livello di digitalizzazione in sanità è così basso, il rischio è che finanziamenti in arrivo saranno utilizzati in prevalenza o soltanto per automatizzare i processi e realizzare piattaforme integrate di raccolta dati (Data Lake, Datawarehouse, Data Mining, etc..) che spesso rimangono apparati colossali inutilizzabili. In realtà, anche se ancora pochi (a questo proposito è interessante notare che la bozza del recovery plan tedesco dedica il 90% dei finanziamenti alla digitalizzazione e all’ambiente), arriveranno soldi sufficienti per consentire - anche alle Aziende Sanitarie che non hanno ancora colmato il GAP dell'informatizzazione diffusa e dell’integrazione dei dati - di fare subito un doppio salto tecnologico nella direzione della vera innovazione digitale, conformandosi alla necessità ineluttabile di una governance complessiva del sistema socio-sanitario, che oggi non è gestita. Del resto, in informatica spesso chi parte dopo arriva prima, perché coloro che dispongono di tecnologie obsolete rallentano l'innovazione per darsi il tempo di rinnovarle, mentre quelli che partono da zero possono esplorare ex novo le frontiere più moderne della tecnologia.
Che cosa significa fare un doppio salto tecnologico e qual è il vero
terreno di confronto per impiegare correttamente i finanziamenti
in arrivo e realizzare la trasformazione digitale in sanità?
Non c'è dubbio che la sfida si gioca sulla presa in carico, sulla gestione dei percorsi di cura e sull'assistenza personalizzata. Se consideriamo lo schema di funzionamento del PDTA (Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali), che prevede punti successivi di contatto del cittadino - il quale, con la presa in carico, diventa Paziente -, possiamo vedere che i sistemi transazionali di interoperabilità (se presenti e funzionanti adeguatamente) generano dati che vanno a popolare diversi Silos Tematici.
Al di là della necessità di integrare e rendere analizzabili tutti insieme questi dati, sono necessari strumenti che aiutino a dare risposte alle domande-chiave relative ai vari passaggi del cosiddetto Patient Journey: chi/dove (in ospedale e fuori dall’ospedale), cosa/come (azioni fatte), quando (condizioni operative), quante volte (frequenza delle attività), perché (riferimenti, evidenze scientifiche). Servono strumenti che aiutino a evidenziare i punti di dispersione nel percorso (tempi troppo lunghi tra prescrizione ed erogazione, incongruenze tra date di prestazione, disomogeneità di approccio diagnostico, discrasie rispetto alle linee guida …), che rendano possibile la trasformazione dei dati in informazioni e che permettano il calcolo degli indicatori in un’ottica paziente-centrica, non azienda-centrica, come per lo più accade oggi (bisogna concentrare il focus sulla domanda di salute, non sull’offerta di cure). La tecnologia è in grado oggi di mettere a disposizione strumenti ormai consolidati di interoperabilità, ma anche sofisticati strumenti innovativi di analytics, in grado di supportare tempestive prese di decisione, sia a livello strategico, sia operativo - ciò allo scopo di rimodulare e adottare modelli organizzativi finalizzati all’ottimizzazione dell'impiego delle risorse disponibili per soddisfare in modo appropriato e sostenibile la domanda di salute. Bisogna, in ultima analisi, superare il concetto di PDTA, per puntare all’implementazione del Percorso di cura Personalizzato, che è il risultato di una accorta applicazione dei sistemi analitici avanzati. Nello schema sottostante, esempio di un progetto che stiamo seguendo sulla gestione della fragilità, sono schematizzati i blocchi logici, che diventano attività concrete, a livello di gestione (presa in carico) e di monitoraggio (Business Intelligence applicata a livelli evoluti), per consentire alle direzioni strategiche di comprendere il presente e prevedere il futuro.
Questi strumenti di controllo sistemico (Sistemi Integrati Esperti), con l'applicazione di modelli predittivi, grazie all'uso dell'intelligenza artificiale, consentono alle direzioni strategiche di rimodulare i modelli organizzativi per l'appropriatezza della presa in carico e permettono alle Strutture operative l'Impiego immediato e variabile di risorse, in risposta permanente all’estrema variabilità della domanda di salute.
È inoltre utile ricordare che questi strumenti consentono anche la corretta rendicontazione dei processi, per certificare l'uso appropriato dei finanziamenti impiegati. Diverse ragioni spiegano perché in Italia abbiamo finora perso un'opportunità unica di realizzare un'infrastruttura per l'erogazione dell'assistenza mediante la medicina digitale e consentire il passaggio a un sistema sanitario più moderno ed efficiente. Proviamo a sintetizzare, nello schema che segue, alcuni dei principali, possibili ostacoli all’utilizzo esteso della medicina digitale nel nuovo modello di cura e assistenza.
È infine utile riconsiderare le linee guida per il prossimo sviluppo dell’assistenza socio-sanitaria, che dovrà essere:
data-driven
✓ soluzioni che permettono il tracciamento puntuale del cittadino paziente durante il percorso di cura;
✓ DSS basati su modelli predittivi di Intelligenza artificiale;
✓ strumenti di supporto alla diagnosi.
di prossimità
✓ modelli di assistenza e cura basati sul territorio, proprio dove il cittadino vive e lavora, su cui costruire reti di interoperabilità multidisciplinare.
a distanza
✓ nuove soluzioni di medicina digitale (telemedicina – teleassistenza), come componente stabile ed integrata nell’organizzazione delle cure.
partecipativa
✓ coinvolgimento del cittadino-paziente non solo nella cura, ma anche nella progettazione dei percorsi e degli strumenti di relazione e inter-connessione.
paziente-centrica
✓ offerta di servizi basata su bisogni reali misurati; ✓ retribuzione dei servizi basata sui percorsi di cura e su coorti di pazienti omogenee. Per concludere, possiamo formulare l’auspicio che le aziende sanitarie approfittino di un’opportunità difficilmente ripetibile, per mettere in atto un’accelerazione che consenta loro non solo di colmare il gap digitale esistente, ma di andare oltre, raggiungendo l’obiettivo del monitoraggio sistemico dei percorsi di cura. Ciò al fine di mettersi in condizione di rimodulare in tempo reale i modelli organizzativi dell’offerta socio-sanitaria, in costante e coerente risposta alle diverse esigenze che compongono la sempre più mutevole domanda di assistenza.